La Storia di Limite ed Errore

“Perché le cose belle hanno un confine, perché le cose belle possono finire, perché le cose belle sono umane”.

Questa è una storia di inclusione a lieto fine.

Limite ed Errore erano due fratelli, figli di Confine e Umanità e come spesso accade, uno somigliava di più alla madre e l’altro di più al padre.

La loro natura era pienamente fedele all’etimologia del loro nome. Limite era un bambino molto attento, timido e riservato, con la bizzarra abitudine di tracciare linee ovunque e rimettere a loro posto le cose. Errore era completamente diverso, sbadato, insicuro, era solito inciampare in continuazione, ma in compenso era molto allegro ed estroverso, incline per sorte a fare amicizia indistintamente con tutti, ma proprio tutti!

Per le loro caratteristiche così peculiari e così ben evidenti, Limite ed Errore non erano sempre ben visti, soprattutto a scuola.

Quando cominciarono a frequentarla venivano spesso derisi, messi da parte, per una ragione e per l’altra. I genitori sapevano bene che i loro bambini non avevano nulla di sbagliato e che non sarebbe stato giusto cercare di cambiarli per renderli simili agli altri; essi erano il frutto dell’unione della madre e del padre e non potevano che somigliare a loro sebbene con modalità tutte proprie, e li avrebbero incoraggiati e sostenuti nella loro crescita e nel loro contatto quotidiano con il mondo, con tutto ciò che questo avrebbe comportato, nel bene e nel male.

Con il passare del tempo tuttavia, avvenne ciò che forse nessuno si sarebbe aspettato. Limite ed Errore cominciarono ad avere tanti amici, proprio a scuola; più i giorni passavano più tutti si rendevano conto che sarebbe stato difficile fare a meno di loro. Limite aiutava volentieri i suoi compagni a riordinare il proprio banco, a tenere la classe in ordine, ad aver cura di sé, del proprio tempo, dei propri oggetti, delle proprie amicizie, persino delle parole e dei gesti! Li portava a rimanere concentrati su un compito fino al suo termine, ad usare ogni angolo ed ogni momento nel modo più adatto e più divertente tracciando col dito, dovunque, bellissime linee piene di colore, nell’aria e sul pavimento. Grazie al suo aiuto i bambini iniziarono a organizzare in modo autonomo le proprie attività rispettando l’uso del proprio spazio, dei propri tempi, riuscendo a riconoscere così anche quelli altrui, scoprendo risorse e abilità che non immaginavano di avere.

La classe era diventata una vera squadra dove chiunque avesse avuto bisogno di una mano sarebbe stato facilmente sostenuto, perché ciascuno aveva imparato prima a sostenere se stesso in tutte le proprie necessità e senza alcuna forma di prevaricazione o eccesso.

Persino le maestre non potevano più fare a meno dei suoi consigli per quanto la classe fosse piena di tratti di ogni colore!

Errore poi divenne il grande amico di tutti, sempre pronto a stare accanto ai compagni soprattutto quando commettevano sbagli, raccontando loro le sue avventure stravaganti e aiutandoli a riflettere e a provare e riprovare ad affrontare le loro prove, senza arrendersi, perché solo attraverso l’osservazione di uno sbaglio avrebbero potuto trovare una strada migliore, solo riflettendo sul percorso inizialmente intrapreso, avrebbero capito dove e cosa migliorare e quali delle loro risorse sfruttare per diventare più grandi e più liberi, e soprattutto, attraverso le proprie forze.

“Che merito c’è nel fare esattamente nel modo in cui un altro fa o ci dice di fare? A cosa serve imparare senza scoprire quali sono le combinazioni magiche che ciascuno dà ai propri pensieri? ”

Questo Errore diceva ad ognuno perché questo lui aveva imparato e continuava ad imparare, proprio inciampando!

“Cosa siamo senza il nostro spazio e il nostro tempo? se è vero che tutte le nostre azioni si svolgono in un luogo e in un momento preciso e fare esperienza ci aiuta a crescere, come posso crescere se non riesco a dare uno spazio e un tempo giusto ai miei luoghi, ai miei stati d’animo, alle mie passioni, ai miei ritmi, alla mia fame, alla mia sete, al mio riposo, alla mia curiosità ed esuberanza… come riconoscerò le mie qualità se non so dove posso fermarmi e come superare un ostacolo? E soprattutto cosa farò se non potrò contare su me stesso?

Questo era infondo il messaggio di Limite ai compagni che si rattristavano invece quando disorientati trovavano davanti a sé l’orizzonte sconfinato di scelte che gli adulti ponevano loro in modo indiscriminato e a volte non richiesto, e si sentivano smarriti di fronte a tanta ingestibile quantità, inquieti, inadeguati, bisognosi anche loro di linee, di confini, di desideri ancora inesplorati, di percorsi liberi, ma tracciati dall’ombra protettiva della presenza umana costante, di No invalicabili, preziosi quanto la ricchezza delle infinite possibilità concesse alla libertà e al diritto di sperimentare e sbagliare.

Limite ed Errore crebbero e, l’uno tracciando e l’altro inciampando, trovarono l’Amore.

Divenuti ormai giovani adulti si unirono rispettivamente a due fanciulle: Orizzonte e Coraggio da cui nacquero degli splendidi figli: Relazione, figlia di Limite e di Orizzonte e Apprendimento figlio di Errore e di Coraggio.

Del resto non poteva che essere così e lo sarebbe sempre stato fino alla fine dei tempi.

Ma di questo vi racconteremo nella prossima storia.

Testo Debora Di Jorio – 29.09.2018

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