IL CERVELLO NARRANTE

Alberto Oliverio

Università di Roma Sapienza

Il cervello umano è in gran parte legato al linguaggio, alla capacità di costruire frasi logiche e illogiche, di descrivere la realtà ma anche di immaginare scenari fantastici grazie alle capacità creative della nostra mente, alla sua capacità di immaginare nuovi scenari.

Esiste una differenza ben chiara tra l’immaginario -che ha una sua dimensione estetica e cattura la vista- e l’immaginazione. L’immaginario è una specie di viaggio organizzato, l’immaginazione un percorso che va costruito. L’immaginazione occupa un ruolo centrale nel pensiero complesso in quanto ci permette di rappresentare ciò che è sconosciuto e ci fa compiere veri e propri salti ideativi, come si verifica in numerosi aspetti della narrazione.

Sin da piccoli, prima ancora di essere in grado di leggere, siamo affascinati dalle storie che ci vengono narrate dagli adulti, al punto che Jonathan Gottschall autore de L’istinto di narrare, sostiene che la narrazione fa parte della nostra naturalità e costituisce lo spazio nel quale gli individui si esercitano a utilizzare le competenze più importanti della vita sociale.

In effetti, uno dei vantaggi della narrazione, attraverso l’ascolto o la lettura, è la possibilità di vivere delle esperienze surrogate, soprattutto emozionali, senza esporsi in prima persona: le storie sono una sorta di simulatore di volo per la vita sociale umana, un modo per delineare scenari, ipotizzare comportamenti, senza rischiare in prima persona.

Ma esiste anche una dimensione intima della narrazione, quella che, man mano, ci porta a ristrutturare le nostre esperienze di vita, le nostre memorie. Ci raccontiamo storie sul nostro passato e man mano ristrutturiamo il significato dei singoli ricordi, cosicché la realtà delle memorie diventa progressivamente meno importante rispetto alla sua ricostruzione “di parte” che implica distorsioni, abbellimenti, omissioni, trasformazioni…